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La Storia

Ultima modifica 27 novembre 2018

Le colline di Vinchio sono medie formazioni geologiche del bacino terziario Ligure - Piemontese, ricche di sabbie, marne e giacimenti fossili, emerse dall’antico oceano della Tetide nel Pliocene Piemontese (7 milioni di anni or sono) ed ora sede di vigneti e boschi di macchia monferrina.

L’uomo fa la sua apparizione sulle terre emerse presumibilmente nel neolitico (5-6 mila anni a.C.). A Vinchio in località Bricco dei Saraceni viene rinvenuta un’ascia litica (inventariata nel museo delle antichità di Torino) probabilmente appartenente a tribù Celto - Liguri. Lo stesso popolo che Tacito nel racconto dell’occupazione Romana di Acqui, denominerà STAZIELLI. Già a quell’epoca, oltre che alla pastorizia ed alla caccia essi si dedicavano alla coltivazione della vite.

I conquistatori Romani tracciarono nella zona una fitta rete di strade che, oltre a portare nelle Gallie, collegavano i centri di Tortona, Acqui, Asti ed Alba. Dalla distanza fra Vinchio e Alba di 20 miglia romane si fa derivare il nome antico VIGINTI.

SECOLO DOPO SECOLO
Le prime notizie della tradizione su Vinchio risalgono all’anno 935 d. C., quando Aleramo, conte di Acqui, sconfisse i Saraceni sull’omonimo colle, cacciandoli per sempre dal Monferrato. L’ipotesi è sostenuta da A. Muratori e dal De Canis (quest’ultimo ipotizza la derivazione del nome Vinchio da "Vinci", vittoria appunto sui Saraceni).

Il più antico documento che parla di Vinchio è del 948 d.C., quando il figlio del Conte Alberto di Asti concede, in cambio di possedimenti in Agliano, la "Basilica Santi Pancrati in Castro Vinci" ed alcuni terreni appartenenti al nostro Castello, al Vescovo Longobardo di Asti BRUSNENGO. 

In un documento del 1125 Vinchio, con Mombercelli ed altri castelli della Val Tiglione, risulta nel COMITATO DI LORETO (Costigliole) governato da Bonifacio del Vasto Marchese di dinastia Aleramica. Dopo un secolo di lotte le terre del Comitato ritornano ad Asti anche se le Pievi (chiese) resteranno alla curia vescovile di Pavia come confermano i documenti di Papa Innocenzo III (1216) ed Onorio III (1217).

Dalla ricca documentazione del Codex Astensis Vinchio risulta a tutti gli effetti Comune, potente terra di frontiera contesa da Asti e Alessandria, con i suoi Consoli e Signori: MANFREDUS MONACUS, VITALIS DE VIGINTI, ROGERIUS DE VIGINTI TRAVERSAGNI, ecc...che hanno possedimenti a Castelnuovo Calcea, Cortiglione e Vaglio. Nel 1313 il Castello è occupato dai Solaro (Guelfi) i quali nell’anno successivo accorrono in aiuto degli abitanti attaccati, alla Bastita, dalle orde del BASTARDO DI CASTELNUOVO che fugge, ma viene catturato dal condottiero astese Passerino della Torre, incarcerato e giustiziato nelle prigioni della città di Asti.

Caduti in disgrazia i Solaro, nel 1329, il nobile ghibellino astigiano Antonio Scarampi ottiene l’investitura dall’Imperatore Ludovico il Bavaro dei territori di Montaldo, Vinchio e Mombercelli dove già nel 1318 aveva acquistato possedimenti. Vinchio apparterrà nei secoli a seguire alla terza linea della famiglia di Antonio.
Infatti Tommaso Scarampi sposa Anna del Carretto che porta in dote il fondo di Prunetto e dà luogo alla dinastia degli Scarampi - Pruney. Questa famiglia, originariamente ghibellina, darà alla Chiesa nei secoli successivi diversi prelati: i vescovi di Compiègne (Francia), di Acqui, di Como e di Napoli.

Politicamente, culturalmente ed economicamente Vinchio, unitamente ai Comuni di Mombercelli, Castelnuovo Calcea, Belveglio, Rocca d'Arazzo e Rocchetta Tanaro ebbe per tre secoli una storia a sé rispetto agli altri comuni dell’Astigiano e del Monferrato. Infatti il 27 Gennaio 1387 veniva rogato in Parigi il contratto di matrimonio tra Valentina, figlia di Gian Galeazzo Visconti, e Luigi d’Orleans. La sposa portava in dote tra l’altro le terre astigiane (tutte elencate nel contratto) tranne Vinchio, Mombercelli, Castelnuovo Calcea, Belveglio, Rocca d’Arazzo e Rocchetta Tanaro che restavano "Dominio di Milano" con la denominazione di FEUDI IMPERIALI, terre dell’Imperatore (Carlo V di Spagna ed i suoi successori e poi gli Imperatori Asburgici). Si dividono così per 3 secoli i destini di queste sei terre dalle restanti terre astigiane che conoscono sin dal XVI secolo il dominio Sabaudo. 
Queste terre oltre a pagare la protezione spagnola furono sovente vittime di saccheggi ad opera delle truppe Sabaude. Nel 1635 il bandito Stefano Re, a nome del Duca Vittorio Amedeo, depredò Vinchio e Mombercelli, incendiò Castelnuovo Calcea (da allora denominato Castelnuovo Bruciato) e di quelle genti che parteggiavano per gli spagnoli fu fatta una vera strage. Il 7 Novembre 1654 i Francesi svernarono a Rocchetta, a Belveglio e occuparono Vinchio ritornandovi ogni anno fino al 1658 tanto da far nascere il proverbio qualunquista riportato ancora da Brofferio "CH’A SIA FRANSA CH’A SIA SPAGNA A L’E’ SEMPR L’ISTESA BAGNA".

La contesa fu composta nel 1736 col trattato di Vienna che vede gli Asburgo cedere i così detti "Feudi Imperiali" al costituendo Regno di Sardegna. Vinchio farà parte del Dipartimento di Alessandria, Circondario (o Provincia) di Asti, Cantone (o Mandamento) di Mombercelli. Nel 1802 Asti diventa capoluogo del Dipartimento del Tanaro (che comprende anche Vinchio), ma solo fino al 1806, quando Napoleone Buonaparte lo sopprime aggregando le sue terre al Dipartimento di Marengo (Alessandria) che assumerà poi la denominazione di Provincia. Solo nel 1936 Benito Mussolini disegnerà sulla carta del Piemonte il famoso "grappolo d’uva" sui territori cuneesi e alessandrini dando luogo alla Provincia di Asti di cui Vinchio farà parte. 
Dopo l’8 settembre 1943 Vinchio partecipa attivamente alla lotta di Liberazione ed è sede di un gruppo che fa capo alla VIII Divisione Garibaldi del comandante vinchiese "Ulisse" (Davide Lajolo). Egli coordina le operazioni militari per arginare le offensive tedesco - fasciste tra Asti e Alessandria e partecipa alla Giunta popolare di governo della Repubblica del Basso Monferrato (proclamata ad Agliano il 5 Novembre 1944) comprensiva di 40 Comuni liberi della riva meridionale del Tanaro.